domenica 17 agosto 2014

Giappone 2013: Hiroshima (undicesimo giorno)


Orologio fermo all'ora dell'esplosione

Lunedì 8 aprile: Hiroshima

Per raggiungere Hiroshima da Nagoya è necessario effettuare un cambio di treno alla stazione di Kobe. L'intero gruppo era presente alla stazione quella mattina per iniziare il loro tour del Giappone, mentre noi eravamo già a metà del viaggio... Era strano vedere la coppia di sposi che ieri si era sposata con un rito a tratti fiabesco essere adesso in abiti normali. A guidarci c'erano proprio loro che avevano il piacere di mostrare agli amici il paese.
Perché si va a Hiroshima? Ovviamente per visitare il Museo della bomba e il Parco della pace... Ma questi siti richiedono al massimo una giornata, noi infatti restavamo due giorni perché avevamo intenzione di visitare anche l'isola di Miyajima, poco lontano da Hiroshima.

Quotidianità a Hiroshima
La cupola di lontananza
Hiroshima
Quando siamo arrivati alla stazione di Hiroshima l’atmosfera mi sembrava irreale: ero giunto in una città che rappresentava in me un'idea, un concetto, un documentario, un evento storico particolarmente drammatico e ora era solo una delle tante città del Giappone. Tanto è vero che come qualsiasi città abbiamo preso il tram per raggiungere il centro dove avevamo l'hotel.



Hiroshima è una città costruita sul delta del fiume Ōta il quale sfocia in un'ampia baia. Il fiume dividendosi poco prima di raggiungere il mare determina una geografia urbana composta da molti corsi di acqua. Per attraversare la città infatti si attraversano molti ponti sino a giungere nel punto in cui si trova il centro della città, il Parco della pace. Il nostro hotel era parecchio vicino al parco e questa cosa facilitava tutti i nostri spostamenti già resi lenti a causa del gruppo. Dopo aver atteso fin troppo lungamente la sistemazione nelle stanze ci siamo diretti verso il parco.
Una volta attraversato il ponte che ci separava dal punto in cui volevano arrivare abbiamo scorto la sagoma inconfondibile dell'edificio di Hiroshima: la spoglia cupola in metallo che testimonia la resistenza di uno dei pochi edifici della città dopo l'esplosione atomica. Era lì, davanti a noi, poco lontano dalla riva del fiume, intatto come in quel giorno di inizio agosto... Quando ci siamo avvicinati alla struttura abbiamo notato alcuni cenotafi con lunghe file di origami che rappresentavano un uccello. Il richiamo è ad una bambina che colpita dalle radiazioni cominciò a creare origami per seguire un antico rito giapponese in cui, al raggiungimento di un certo numero sarebbe guarita, ma morì troppo presto... Ciò che mi appariva surreale era la vita ordinaria di Hiroshima, la presenza di gente che dopo più di sessant'anni vive nello stesso luogo della tragedia. Ma non solo, la gente vive laddove le radiazioni (oggi a livelli accettabili) sono comunque maggiori rispetto al normale. Questa attitudine all'apocalisse sembra un leitmotiv della recente cultura giapponese. In fondo anche gli eventi di Fukushima rientrano in questa apocalisse. Un'apocalisse con cui i convive e quasi si ignora il pericolo e la gravità. D'altronde a Nikko ero a un centinaio di chilometri da Fukushima, ma la vita proseguiva normalmente. Di questa apocalisse sono intrisi i numerosi manga futuristici o il famoso film Godzilla che esorcizza le paure distruttive in un unico mostro che emerge dall'oceano.

Picnic nel Parco della Pace
Origami
Le differenze tra nord e sud
Quando siamo arrivati al parco, poco prima di raggiungere la cupola. abbiamo incrociato diverse persone che facevano picnic all'ombra dei ciliegi in fiore. Tra tutti ci ha attratto un gruppo di giapponesi particolarmente simpatici che giocavano al lancio dei cerchi. Quando ci hanno visto passare ci hanno proposto di fare una prova, così alcuni di noi si sono cimentati. Ad ogni cerchio che centrava il cuneo il gruppo applaudiva, qualcuno ci ha anche offerto un bicchiere di birra e uno spiedino di carne. Un'accoglienza che decisamente non ci aspettavamo. Quando stavamo andando via una ragazza giapponese, ubriaca, mi ha fermato chiedendomi la provenienza e il nome, cercando di intrattenermi con vistoso interesse. Non so se il suo modo di fare fosse dipeso da un repentino interesse nei miei confronti o da una semplice “distrazione” da ubriacatura. Tuttavia in soccorso era venuta un’amica che teneva sotto controllo i suoi "eccessi" e io, già distante dal gruppo, l’ho salutata piuttosto divertito. 
A seguito di questi episodi ho chiesto a Natsuko se nel Giappone del sud il carattere della gente fosse più aperto rispetto alla gente del nord: cosa che sentivo di poter percepire. Lei mi ha confermato questa cosa, un po’ come succede tra il nord e il sud dell’Europa. D’altronde a Tokyo, nella grande metropoli la gente è sola e si percepisce un frustrante senso di solitudine. Nei centri minori si vive con più serenità la vita e nel sud del paese evidentemente il clima e il carattere coincidono. Il Giappone in questo sembra essere simile all’Italia dove Tokyo rappresenta la capitale commerciale come Milano e Kyoto quella storica e culturale come Roma.

L'edificio del Museo della Pace
Memoriale della Pace

Il Museo della bomba atomica
Dopo aver fatto un giro per il parco (e aver scoperto una lastra commemorativa in un italiano parecchio imperfetto) siamo entrati nell’edificio del Museo della bomba atomica, che contrariamente a quanto pensassi è gratuito. La struttura è parte integrante del Parco della Pace e rappresenta la normale continuazione della visita. In questo luogo poco distante dal museo avvengono ogni anno le celebrazioni in ricordo dell'evento. Da qui giungono in tutto il mondo le immagini dei festeggiamenti, delle colombe bianche lasciate volare e della campana che rimbomba nell’aria a ricordare i morti di quel giorno. Durante la mia permanenza più di una volta il mio pensiero tornava al luogo in cui mi trovavo e ancora a volta restavo basito immaginando  l’azzeramento della città in pochi istanti: lì a un centinaio di metri sopra le nostre teste si era accesa una stella, innescata dalla reazione nucleare, che ha sviluppato più di 5000 °C di temperatura.

Il plastico di Hiroshima con al centro la palla di fuoco
Ricostruzione dei superstiti
Il museo ricostruisce le fasi che hanno preceduto la progettazione della bomba atomica; c’è la copia della lettera che Einstein e gli altri scienziati inviarono al Presidente degli Stati Uniti per avviare il programma Manhattan. Dopo queste stanze  vengono mostrate le condizioni di Hiroshima prima dello scoppio, la ricostruzione della città e la vita ordinaria. Finché si giunge nelle sale più dure, con le immagini e gli effetti della bomba. Un plastico mostrava chiaramente il grado di distruzione della bomba e le poche case rimaste in piedi. Il punto in cui eravamo noi era quasi irriconoscibile se non fosse stato per la presenza del famoso edificio rimasto in piedi. Con mio stupore qualche palazzo in realtà si era mantenuto, anche se poi vennero tutti abbattuti. Ad evidenziare gli aspetti della devastazione c’era la ricostruzione dei sopravvissuti, con la pelle sciolta e i vestiti a brandelli: dei manichini a grandezza naturale di forte impatto emotivo. Vi erano anche molte immagini degli effetti della bomba. La foto dell’ombra di una valvola impressa in un muro o le righe di una camicia stampate nella pelle di una persona. Ma anche la vistosa deformazione di una spessa porta in acciaio, un gruppo di bottiglie fuse in un unico blocco, un pilastro deformato e persino il gradino di un edificio dove era impressa l’ombra di una persona vaporizzata dall’esplosione. Ma anche un triciclo deformato, brandelli di vestiti e altri oggetti che a quelle temperature, ovviamente subivano una inevitabile deformazione. È curioso aggiungere che dopo le devastazioni, non conoscendo ancora gli effetti delle radiazioni i giapponesi avevano ripristinato il servizio dei tram pochi giorni dopo l'esplosione. Come a voler ripristinare la vita ordinaria che in fondo non ci sarebbe stata per nessuno sulla terra...
Nelle sale finali si puntava il dito contro le nazioni che attualmente detengono un vasto arsenale atomico, finendo con le immagini delle ultime esplosioni francesi di Mururoa.
Ammetto che tutto ciò che era stato esposto per me non era nuovo. Tuttavia l’essere in quel luogo accresceva il valore e la profondità di ciò che avevo visto. Tra tutti gli oggetti mi ha colpito un orologio da polso, fermo all’ora dell’esplosione. Quella senza dubbio è per me l’immagine più suggestiva di quel luogo.

Triciclo
La cupola vista dal Parco

Al termine della visita ci siamo separati dal gruppo. In fondo avevamo bisogno della nostra autonomia e per fortuna sul finale di serata l’avevamo recuperata. Io, Diego e Thomas andammo a cenare in un ristorante, poi con Diego ci siamo concessi una passeggiata per le vie del centro, abbastanza affollate di gente. Ma non avendo idea su dove andare ci siamo diretti nell’unico Irish pub che abbiamo visto. Il locale era vuoto, solo qualche straniero seduto. Abbiamo preso una birra e poi saggiamente ci siamo ritirati. Ma prima che finisse la serata ho potuto confermare a Diego di aver preso contatto con una Couchsurfer per andare assieme a lei l’indomani nell’isola di Miyajima.

La scritta commemorativa in italiano

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