Cambia ogni consuetudine quando si giunge a Tallinn, poiché da una capitale ci si aspetta il fasto grandioso di monumenti ed edifici, piazze e viali a perdifiato; invece si resta abbagliati dal contrario, dal fascino discreto delle piccole distanze e dal raccoglimento di case e rioni: d’altronde da una nazione che conta poco più d’un milione d’abitanti, tutto diviene per forza di cose a misura d’uomo… Per questa ragione la città è riuscita sin da subito a scrollarsi il fardello di un’odiata dominazione sovietica, che a parte in un’etnia parzialmente integrata, s’imprime nella seconda lingua conosciuta e rinnegata da un po’ tutti gli estoni. Per questo motivo grazie ad una nuova giovinezza avara di libertà politiche ed economiche, la nazione baltica ha sviluppato su Internet un modello avanzato di democrazia e sviluppo.
Nella comunione tra un florido passato e un nuovo presente, emerge tra le stradine e le molteplici piazze medievali una continuità con le sue origini, laddove si commerciano oggi come ieri pelli ed ambre, vetri e tessuti di lavorazione artigiana. Così nell’invito di sorridenti dame, paggi e menestrelli in vena di musicar ballate, appare doveroso sostare presso la locanda “Olde Hansa”; immersi nell’oscurità di candele, preferiamo scegliere un menù di cacciagione: cervo affogato in cavolo acido, filetto al saccottino di spezie e stufato di maiale, necessariamente accompagnato da pane nero e vino della casa. Poi dopo un buon pranzo, si riprende il cammino verso la collina di Toompea, da cui s’affaccia un lembo di Baltico che in appena due ore di navigazione ci conduce in Finlandia.
A Tallinn è facile confondere la sede del Parlamento con quella d’un anonimo condominio nobiliare, la residenza del primo ministro con la dimora d’un borghese benestante; una sobrietà che rifugge persino lo sfoggio abituale dei piantoni al palazzo del Governo, o al rito solenne del cambio della guardia. Forse è nella mitezza estone la chiave per comprendere l’apparente distanza dai traumi del terrorismo atta ad evitare asfissianti controlli alla dogana. Si vive bene a Tallinn, coccolati da una luce estiva che concede lo stravolgimento di tramonti a mezzanotte e un cielo che fatica a mostrare le stelle anche nelle ore piccole della notte; una luce che stravolge i ritmi di vita persino in inverno, quando si capovolge la prospettiva, concedendo poche ore d’azzurro e molte di buio; un cielo cangiante che regala stagioni alterne di sole ed inverni di neve: atmosfere che vorremmo vivere alle nostre latitudini (specie per le feste decembrine) come un grande abbraccio bianco. Per questo motivo ci si consola bevendo un sorso di Vana Tallinn o una vodka senza ghiaccio, per riscaldare lo spirito d’una serata in un pub alla moda o in una discoteca, distratti da sensuali “Barbie” in minigonna. Le donne appunto, famose per la nordica beltà di biondi crini e occhi chiari, conquistano il cuore dei viaggiatori e a volte frantumano le certezze nello sbandamento d’uno sguardo di ghiaccio.
E dunque dall’estremo lembo sud d’Europa all’estremo nord, le prospettive, i climi e le genti, lasciano intendere quanto sia diversa e persino uguale l’appartenenza al medesimo continente.
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