martedì 11 novembre 2014

Le scarse alternative nella politica siciliana


2 ottobre 2012

Pochi giorni fa sono stato alla presentazione dei candidati alle regionali di Sicilia per il Movimento Cinque Stelle nella mia città. La mia è stata una presenza da simpatizzante ma anche da osservatore, in fondo condivido molte delle idee del movimento di Grillo ma amo anche non lasciarmi vincolare troppo, proprio per mantenere un senso di obiettività.
Ciò che ho riscontrato in quelle due ore di presentazione è la passione degli attivisti, il desiderio di cambiamento e la freschezza delle idee. Il discorso di Cancelleri, candidato alla presidenza della Regione, è stato molto franco e onesto. Un libro di idee che tuttavia non scardinerà con facilità i pregiudizi e le ambiguità dei siciliani. La sala infatti non era totalmente piena come sarebbe stato auspicabile...

Ciò che colpisce di questa campagna elettorale è l'assenza di alternative. Sembrava poterlo essere la candidatura di Fava, benedetta da molti personaggi della cultura e incoraggiata anche da Travaglio, ma come saprete per un banale errore burocratico è fuori dalla competizione e chi lo sostituisce non gode della sua notorietà... Il resto è composto da partiti e candidati quasi sempre avvolti da ambiguità. L'ex missino Musumeci è legato ad un partito come il PDL che oltre ad essere lacerato da faide interne sconta il precedente penale del sostegno a Cuffaro. Un po' più a centro c'è l'ex cocainomane Micciché che guida un partito di transfughi da destra a centro. A sinistra invece c'è una strana convergenza sul nome di Crocetta che col suo passato di concreta lotta alla mafia dovrebbe preoccupare l'UDC ma anche chi in passato all’interno del PD aveva accolto tiepidamente la candidatura della Borsellino. Crocetta quindi si è tappato il naso e la bocca proprio su questi personaggi e sugli alleati ex cuffariani, il che la dice lunga sulle novità in atto... Infine ci sono i Forconi, movimento accusato d’essere in odore di mafia sin dai tempi delle proteste dei camionisti e comunque di scarso impatto politico.
Pertanto il buonsenso e l'assenza di credibilità potrebbe indurre i siciliani ad un voto di svolta, come avvenuto alle scorse amministrative e al caso Parma, oppure ad un legittimo astensionismo. Ma pensare che il cambio di coscienza possa riguardare la Sicilia è davvero utopistico perché tutti i fenomeni spontanei di cambiamento iniziano al nord e in cascata superano lo stretto. C'è da aggiungere inoltre la scarsa penetrazione di internet in quelle fasce sociali determinanti, la forte influenza clientelare di chi crede ancora che in politica sia necessario perpetuare un uomo che sia “politico”.

Potrebbero cambiare molte cose in Sicilia, ma questi cambiamenti avvengono solo quando sono realmente funzionali al potere. Come avvenne ai tempi del famoso 61 a 0 della destra di Berlusconi. Oggi il quadro è più incerto e il risultato della Sicilia è il termometro delle future scelte della politica ma anche il banco di prova che per raggirare il popolo (soprattutto in Sicilia) non ci vuole poi tanto… 

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