lunedì 25 agosto 2014

Giappone 2013: da Kyoto a Narita (ultimo giorno)

Uno scorcio di Kyoto

Sabato 13 aprile: da Kyoto a Narita

Il terremoto
Era l'ultima notte che trascorrevamo a Kyoto, l'indomani ci saremmo diretti verso Tokyo per poi dirigerci verso l'aeroporto di Narita; il nostro treno partiva in tarda mattinata e a Nagoya si sarebbe aggiunto anche Thomas. Per questa ragione non avevamo alcun problema di sveglia al mattino. Tuttavia verso le 5 stordito dal sonno sentii muovere il letto. La prima impressione che ho avuto è stata quella di pensare che Diego si fosse alzato e stesse facendo qualcosa (tipo preparare la valigia). Forse stava muovendo il suo letto spingendo il comodino e di conseguenza anche il mio letto. Ma prima di rendermi conto realmente di cosa stesse accadendo Diego disse: “Il terremoto!”. Fu a quel punto che voltatomi verso il soffitto aprii gli occhi percependo lo scuotimento della stanza. Era un terremoto lento con ampie oscillazioni, un'esperienza tremenda che avevo vissuto da piccolo a Siracusa ma il cui effetto era stato quello di procurare alcuni morti nel circondario. In quel momento invece mi sentii tranquillo. Sapevo che i terremoti in Giappone sono all'ordine del giorno e che le strutture sono ben predisposte per questo. Infatti il terremoto cessò dopo alcuni istanti senza ascoltare nessuna voce concitata provenire da fuori la stanza. In queste circostanze si crea il fuggi fuggi o comunque la gente abbandona l'edificio per precauzione. Invece nulla, come se non fosse successo niente. Al che, comprendendo la normalità dell'evento dissi in tono ironico a Diego: “Ok, ora possiamo tornare a dormire” e così in effetti abbiamo fatto.

Verso le nove, quando ci siamo risvegliati cercai tra le news italiane la notizia del terremoto. In effetti sul sito di Repubblica tra le notizie in breve era comparso: “Terremoto in Giappone nell'area di Osaka, magnitudo 6”. Considerando la distanza tra le due città probabilmente a Kyoto la magnitudo era scesa di mezzo punto sulla scala Richter. Ora la curiosità era quella di sapere se all'esterno avremmo notato qualche danno...
Quando siamo usciti per fare colazione, per strada tutto era assolutamente normale. Nessun calcinaccio per terra, nessun segno di lesioni o altro: era come se non fosse successo nulla! Questa cosa ci colpì perché in Italia una simile magnitudo sarebbe stata pericolosa e certamente alcuni danni agli edifici sarebbero sicuramente sorti. Fu (ironicamente) quasi una delusione, quella di vivere un terremoto come se fosse stato un sogno di prima mattina.

Scorcio del giardino di una casa
La bandiera italiana di un ristorante di Kyoto

Non fu facile riempire il tempo quella mattina. Essendo sabato c'era poca gente in giro, inoltre non avevamo la possibilità di dedicarci a qualche visita in ragione di margini troppo ristretti. Abbiamo avuto solo il tempo di passeggiare per una stretta via che vicino al fiume dove le case mantenevano ancora una certa forma tradizionale. Poi però tornati il albergo con molta calma abbiamo prepato la valigia dirigendoci verso la stazione centrale di Kyoto.
Sapevo già che la stazione di Kyoto è una struttura avveniristica, ricoperta di vetro e acciaio. Poco prima di entrare ci siamo fermati nello spiazzale della stazione, essendo molto in anticipo. Curiosamente un ragazzo giapponese si è avvicinato pronunciando poche parole in inglese, facendoci tuttavia capire che avrebbe voluto farsi una foto con noi. Che stranezza! Avrei compreso la curiosità in una città non turistica ma a Kyoto. Eppure la sua estrema gentilezza è stato l'ultimo esempio di una cultura affascinante che presto avremmo dovuto abbandonare.
Interno della stazione di Kyoto

Il viaggio in treno ci ha condotto sino a Tokyo dove avrei sperato nella possibilità di fermarmi, ma ovviamente ciò non era possibile. Girammo ancora una volta per alcune stazioni della metro onde dirigerci verso la stazione dove sarebbe partito il treno verso Narita. Anche in quella occasione furono Thomas e Diego a guidarmi e per questa ragione non ho avuto alcuna idea di quali cambi e quali stazioni della metro abbiamo raggiunto. Ad ogni modo siamo arrivati a Narita verso le 22. Alla stazione c'era un bus dell'hotel che ci ha condotti in questo grande e spazioso albergo di fronte l'aeroporto. L'hotel aveva solo questa funzione, consentiva ai turisti che sarebbero partiti presto di dormire una notte e poi di raggiungere la propria destinazione comodamente. 
Non avendo avuto il tempo di cenare ci siamo diretti verso una sorta di fast food giapponese distante una decina di minuti di strada a piedi. Tutto intorno c'era il nulla ed era buio, camminando a bordo strada siamo riusciti a trovare questo posto ancora aperto e cenare.
Il nostro inatteso "ammiratore"

La sveglia era puntata per le 6, i tempi erano davvero stretti per una rapida colazione e poi per uno spostamento verso l'aeroporto. L'unica nota da aggiungere prima di concludere il mio resoconto di viaggio è l'ennesimo aneddoto che riguarda il Giappone. Mentre l'autobus ci conduceva all'aeroporto, ferma a bordo strada c'era un'auto della polizia con tre uomini. Essi non erano fermi per predisporre un posto di blocco ma, pezze alla mano, stavano pulendo la loro auto di servizio!

Conclusioni
Cosa dire del Giappone? È difficile condensare tutto in un finale perché in questo lungo resoconto ho tentato di raccontare tutte le stranezze, tutte le sensazioni e le esperienze meravigliose che ho avuto la fortuna di vivere. Forse è più opportuno non aggiungere ulteriori elementi perché in fondo il Giappone è un mondo a parte da cui dovremmo imparare alcune cose, ma da cui forse anch'essi dovrebbero trarre qualcosa di utile da noi. Il viaggio in fondo serve proprio a questo a comprendere gli altri per migliorare noi stessi e il luogo in cui viviamo.

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