mercoledì 23 luglio 2014

Giappone 2013: l'arrivo a Tokyo (secondo giorno)

Venerdì 29 marzo 2013:

Puntai la sveglia alle 4;45 a causa del primo volo che da Catania mi avrebbe portato a Roma dove con ampio margine di tempo avrei preso la coincidenza per Francoforte. Lì avrei incontrato i miei compagni di viaggio…
Il mio biglietto (del volo di ritorno) sul display dell'iPhone
Una prima considerazione riguarda il check-in, la Lufhtansa, attua un check-in online particolarmente efficiente. Utilizzando una applicazione per iPhone poco prima di andare al check-in è possibile saltare la fila e prenotando online, con la differenza che non hai l’esigenza di stampare il foglio di imbarco (come per Ryanair): tutto resta nell’iPhone. Quando arrivi al desk consegni la valigia mostrando il tuo biglietto nello smartphone. All’imbarco avviene la stessa operazione dato che si passa il codice del display sullo scanner. L’efficienza è massima non solo perché riduci i tempi, non usi carta e abbatti di molto i costi fissi. In tutte le compagnie italiane invece questo metodo non è ancora attuato. Pertanto si ha sempre la noia di dover fare una lunga fila al check-in, magari a causa del poco personale presente. Purtroppo questa è una delle caratteristiche culturali che rendono il nostro paese parecchio arretrato, con il risultato che chi ne paga le conseguenze è il personale addetto nonché la scarsa qualità del servizio offerto. Purtroppo i dirigenti delle compagnie pur essendo strapagati non adottano gli stessi criteri dei tedeschi e dei giapponesi, come vedremo.

Con i ragazzi ci siamo incontrati in uno dei bar dell'aeroporto, lì ho conosciuto Thomas un simpatico tedescone molto gentile con cui ho preso subito confidenza. Giunti al gate mi sono stupito per la presenza (ovvia) di molti giapponesi diretti a Tokyo ma soprattutto della disposizione di due postazioni per il controllo dei passeggeri: d’altronde il volo era particolarmente affollato perché l'aeromobile era a due piani, uno dei modelli più grandi in circolazione. I giapponesi sembravano strani perché indossavano una mascherina protettiva all’interno dell’aeroporto, solo dopo ho capito che non la indossavano per proteggersi dalla polvere o dallo smog (come ho pensato dapprima) ma per difendersi dalle allergie o dai raffreddori. 

L'aeromobile poco prima della partenza
La durata del volo era di circa undici ore con l'aggravante di attraversare diversi fusi orari che alteravano totalmente la percezione del tempo. Partendo nel pomeriggio ci saremmo ritrovati all'arrivo alle otto del mattino, ma con un ritmo circadiano che considerava la destinazione piena notte. Così durante il volo la prima cosa che feci fu quella di allinearmi mentalmente al fuso orario di Tokyo. Forse il metodo ha funzionato o forse la stanchezza della levataccia mattutina faceva il suo effetto, comunque sia riuscii a dormire un po’ durante il volo. Inoltre mi ero portato delle pastiglie di melatonina, una sostanza prodotta nel nostro cervello atta a “spegnere” il corpo favorendone il sonno. Questo rimedio naturale è molto utile per il problema del jet-lag, forse anch’essa mi ha aiutato a superare il fuso con molta rapidità.
Accanto a me avevo un ragazzo giapponese molto gentile e sorridente, caratteristica che scoprirò essere tipica di moltissimi giapponesi. Ascoltava musica classica e dopo un po’ ebbi modo di parlare con lui. Era stato in Europa in vacanza e viveva a Tokyo dove faceva l’insegnante di musica. I nostri dialoghi purtroppo furono stringati a causa delle sue difficoltà a comprendere l’inglese, problema che riscontrerò diffusamente durante il viaggio. Accanto a lui c’era un ragazzo francese che andava in Giappone per lavoro, per tutto il viaggio si era dedicato allo studio del giapponese e anche per questa ragione non ebbi modo di sapere qualcosa in più sul suo conto.

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