lunedì 11 marzo 2013

Turi Volanti


Non si può restare indifferenti davanti ad un uomo che per cinquant’anni e più ha dedicato la propria vocazione alla pittura; non si resta indifferenti neanche davanti una sua opera: uno scritto, un disegno, una tela o una scultura, perché Turi Volanti è un uomo che lascia un’impronta in ogni suo atto… Lettore precoce ed artista avverso alle costrizioni di un’aula scolastica o d’un accademia, negli anni ’50 andrà via dalla Sicilia per trovare una prima collocazione nel fervore culturale milanese. Poi un trasferimento a Brescia dove amplierà il suo mutamento artistico: da una prima fase “Neorealista esistenziale”, dove dipingerà persone e lavoratori di chiara identità verghiana, emerge una nuova creatività; inizia così il suo “Espressionismo informale”, dove la netta figuratività del primo periodo prende il posto di soggetti astratti e figure non-figure, che nella deformità dei tratti, estrinsecano il sottosuolo interiore dell’uomo in una violenta angoscia esistenziale. E’ Dostoevskij (suo scrittore prediletto) uno dei protagonisti della sua pittura, cui dedicherà anche una tela dal titolo eloquente: Sottosuolo (omaggio a F. Dostoevskij).

Sottosuolo (omaggio a F. Dostoievskij) (1964)
Giunti così alla soglia degli anni ’70 Volanti assorbe drammaticamente il significato dei cambiamenti sociali, dei contrasti estremi e del terrorismo; s’avvia quindi verso un nuovo mutamento di pelle, verso la “Metafisica dell’ideologia”. Torna la figuratività, la rappresentazione di oggetti e di volti ormai spenti che “metafisicamente” dialogano i simboli della coscienza e molteplici reinvenzioni iconiche. 

Il giorno dopo portai una rosa rossa in Piazza della Loggia (1974)
Il 28 maggio 1974 Volanti è testimone oculare della strage di piazza della Loggia a Brescia, evento che lascerà una traccia intensa anche nella sua produzione. Ne Il giorno dopo portai una rosa rossa in Piazza della Loggia ripercorre figurativamente il gesto che l’artista sentì di dover compiere all’indomani della strage, gesto evocato anche in altre opere di medesimo soggetto. Tuttavia nella sua inguaribile esperienza conoscitiva, s’affacciano anche le parentesi estetiche della “Pittura colta” e della “Pop art”. La prima sorta nell’esigenza di uno sguardo al passato, non nell’intento d’una mera riproduzione, ma nella reinvenzione attualizzata di uno stile pittorico che vuole declamare un’arte ormai estinta. Con la Pop art invece Volanti esprime un rapporto fugace ove racchiudere la forza critica di una parentesi di vita.

Sul finire degli anni settanta si avvia quello che verrà definito il nostos di Volanti, il ritorno alla terra natìa, alla città d’origine; un ritorno che gli consente di attingere dal mito greco l’origine archetipica della cultura siciliana. Appaiono le originali sequenze di muretti a secco immersi nelle solari prospettive della campagna siciliana: una luce mediterranea che pare contrapporsi all’ossimoro bufaliniano de “La luce e il lutto”, finendo col percorrere in quel concetto di “Eros e thanatos” già vivo nell’esperienza interiore dell’artista.
Ma Volanti non finisce qui, per comprendere il suo straordinario eclettismo è necessario considerare non solo l’approccio alla pittura o alla scultura, ma anche alla letteratura. Forte di una produzione di romanzi, racconti, poesie ed articoli, egli tiene fede alla volontà di esprimere il suo pensiero anche nell’emozione della parola e nella forza espressiva di un concetto, di un contrasto o di una critica d’arte… Turi Volanti in effetti è un po’ tutto questo, un concentrato esplosivo di vive percezioni.

Nessun commento:

Posta un commento