mercoledì 31 agosto 2011

L'anomalia della normalità

Facciamo un piccolo test? Vi chiedo di radunare mentalmente tutte le persone che conoscete: amici, parenti, colleghi ecc. Di tutte queste persone quante, secondo voi, potete considerarle individui equilibrati, esenti cioè da stranezze, ragionamenti o comportamenti fuori luogo? Personalmente ne ho contati una decina, su un numero enormemente maggiore di persone che più o meno conosco. La mia risposta sicuramente si avvicina a quella vostra, se vi concentrate e scremate tutti i conoscenti vi accorgerete che il numero di coloro che potete "salvare" è davvero esiguo. Ed è a questo punto scatta la mia domanda: ma è normale tutto ciò? E' normale cioè riscontrare che la maggioranza delle persone che conosciamo possiede uno o più elementi che rendono l'individuo non perfettamente equilibrato?

In effetti quasi tutti gli individui mostrano qualcosa, nel loro carattere o nel loro comportamento, che non riusciamo assolutamente a comprendere: come se la loro "logica" fosse qualcosa di arcano. Quante volte vi è capitato di dire nei confronti di un uomo o di una donna: "inutile provare a capirci qualcosa, tanto non c'è una logica" oppure si tende a concludere superficialmente un discorso dicendo: "...tanto non è normale" e persino: "è fuori di testa".
Queste affermazioni a mio avviso nascono non solo dalla difficoltà di interpretare l'altro, ma da qualcosa di ben più profondo. Come tutti sappiamo molti dei nostri gesti provengono da impulsi dell'inconscio, da stimoli e necessità che dettano il passo alle nostre scelte razionali. L'assenza di certezze nella vita ad esempio potrebbe indurre una persona a legarsi morbosamente a qualcuno oppure ad amplificare questo comportamento nel tempo. Indubbiamente ad ogni comportamento "bizzarro" c'è una ragione interiore, ma certamente stupisce l'enorme quantità di comportamenti "strani" nelle persone che conosciamo.

I casi tipici che si riscontrano con assoluta frequenza sono i cambi repentini di decisione e di opinione, oppure la tendenza a giustificarsi anche laddove non vi è alcun appiglio. Seguono gli individui "indipendenti", quelli senza regola o orario, che considerano cioè solo se stessi e non gli altri. Poi gli egoisti, che antenpongono il proprio ego al resto delle persone, oppure gli iperapprensivi o di converso gli incoscienti... Queste particolarità comportamentali producono inevitabili contrasti tra le persone: chi è preciso odierà un "senza regole", un apprensivo si scontrerà con un incosciente o semplicemente con una persona che non bada troppo a determinate cose e via discorrendo. Sicché in una società che possiamo tranquillamente considerare affetta da vari disturbi psicologici, i pochi individui "sani" si trovano spiazzati, e la loro esistenza è assolutamente complicata. Infatti per riuscire a mantenere il passo con gli altri si è costretti a modificare (in parte) se stessi e divenire ciò che non si è e non si vorrebbe essere.
Così ho imparato a mie spese (non perché mi consideri meno "strano" degli altri) a non prendere certe affermazioni sul serio, oppure a non considerare gli appuntamenti con precisione. Spesso sono costretto a valutare le promesse di certe persone sicuramente disattese. Si aggiungano poi le "dimenticanze" che nascondono in realtà un cambio di opinione, e le risposte dubbie che fin troppo spesso rappresentano l'anticamera di una risposta negativa. 

In una quotidianità dominata da tali atteggiamenti ovviamente anche i rapporti interpersonali vengono messi alla prova. Il più delle volte è sufficiente "sintonizzare" il proprio comportamento con quello altrui, cercando di non forzare mai la mano su certi modi di fare: pena sentirsi additati d'essere persone rigide e intolleranti. L'equilibrio e la giusta ponderazione in ogni atto della vita è sicuramente assai difficile da riscontrare, e forse è per questa ragione che considero un'anomalia rapportarsi ad individui "normali", con idee, comportamenti e rapporti interpersonali impeccabili.

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