martedì 12 luglio 2011

Berlino

 
Carl Sternheim scrittore tedesco, ha scritto: “Tutto quanto è accaduto a Berlino non ha paragoni”, mai frase è stata tanto calzante per una città. Sopravvissuta agli eccessi del XX secolo, devastata dai bombardamenti di due guerre mondiali, sconvolta dalla follia nazista prima e da quella comunista poi, divisa infine dalla ferita indelebile del muro cui per anni è stato associato il nome; Berlino ha vissuto le tensioni internazionali nel giardino di casa propria, facendo germogliare il seme di una nuova coscienza collettiva. Dopo il miracolo della riunificazione, la capitale della nuova Germania ha investito nel contemporaneo, nei recuperi urbanistici, nello stile degli edifici progettati dai più famosi architetti al mondo, e in una vivace vita culturale che declama il suo ingresso nel nuovo secolo. Tuttavia, per quanto la vergogna della recente storia abbia inflitto i colpi di una disfatta, la dignità di metabolizzarne gli orrori, ha consentito il rinnovamento dei suoi simboli legandoli all’immagine di un futuro prossimo. Poco distante dalla cupola a vetri del Reichstag, superando la porta di Brandeburgo, si commemora l’olocausto degli ebrei nell’inquietante monumento a parallelepipedi; oppure passeggiando tra le vie del quartiere Friedrichshain è possibile osservare l’East Side Gallery, un tratto del defunto Muro di Berlino, in cui artisti di tutto il mondo hanno immortalato nei graffiti un lungo messaggio di pace. Sicché percorrendo la Friedrichstraße, l’importante arteria del quartiere Mitte, si rivivono le ansie della Guerra Fredda varcando senza più paura il Checkpoint Charlie, lo stesso luogo dove appena vent’anni fa terminava dietro le sbarre di un varco militare il confine dell’occidente democratico… 

Ma in questa città non si vive solo il dolore dei berlinesi, ancora una volta riproposto nei tagli funzionali del Museo Ebraico, qui c’è voglia di vivere l’arte antica nel fascino di un’isola museificata in imponenti edifici di fine ottocento: il Pergamonmuseum, con il fastoso Altare e la Porta di Ishtar, l’Altes Museum, il Neues… il respiro di un weekend non è sufficiente a contenerli tutti; così si suggeriscono soggiorni plurimi, a stagioni diverse, onde gustare i mutamenti della città dietro i vetri scuri del Sony Center, protetti dall’ombrello in vetrocemento in Potsdamerplaz: una nelle ultime meraviglie di Renzo Piano. In realtà i berlinesi sembrano abituati ai mutamenti del paesaggio urbano, agli sconvolgimenti politici, o a quelli legati al costume. Influenzati da strane mode punk, dai sempre più frequenti locali gay, dalle manie di tatuaggi ricamati lungo il corpo, dalle eccentricità di un orecchino di troppo, dalle follie della musica Techno sotto l’ombra della Colonna della Vittoria in Tiergarten; Berlino dimostra d’essere una città per ogni momento, per ogni inclinazione di vite, per ogni indole e generazione. Così scorazzando su e giù tra le scale mobili della U-Bahn (la metropolitana), tra i quartieri est ed ovest, tra una piazza storica e ed un’altra, tra uno scorcio del lungofiume e quello alberato dell’Unter den Linden, si finisce col ricordare i giorni caldi del mondiale: la festa di bandiere ed urla da stadio visti dietro il piccolo schermo di una TV di casa. Berlino è tutto questo, un elenco di ossimori che amalgama riso e pianto, gioia e dolore, antico e moderno, guerra e pace…

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