lunedì 18 maggio 2015

L'ultimo (arduo) compito degli insegnanti: salvare i giovani e se stessi


27 novembre 2012

Non sono un insegnante, ma posso dire di conoscere (indirettamente) le frustrazioni e le difficoltà di questa fondamentale categoria sociale. Ho ascoltato tante volte le giuste rimostranze per il peggioramento delle condizioni della scuola e le lamentele verso riforme che ne azzoppano di volta in volta le fondamenta. Ma quando ho letto queste due lettere aperte (1, 2) indirizzate al ministro Profumo (che in questi giorni circolano ovunque sul web) mi sono sentito pungere nell'orgoglio di italiano...


In passato la figura dell'insegnante era riconosciuta dalla società in quanto tale: la cultura, la passione e l'impegno dei professori suscitava il rispetto da parte di genitori e studenti; poi i cambiamenti della società italiana, l'imbarbarimento culturale, i modelli televisivi di tronisti e puttane li ha resi degli sfigati. Si aggiunga anche il capovolgimento di etica dei genitori, subito pronti a discolpare i figli d'ogni responsabilità, facendo crescere nuove generazioni di cittadini incapaci di fare persino una O col bicchiere, figuriamoci comprendere le ragioni della demolizione del loro futuro!

La frustrazione degli insegnanti è pari all'impotenza nel mutare lo sfacelo verso cui la scuola e la cultura stanno rapidamente andando, e chi possiede una certa sensibilità verso questo argomento non può non spenderne due parole... I contenuti delle due lettere rivolti proprio al ministro mi fanno sorridere perché la soluzione al problema non passa certamente da questo soggetto, né dal Presidente del Consiglio ma dalla coscienza collettiva di tutti i cittadini. I ministri che si sono succeduti in quella funzione hanno solo eseguito le direttive impartite da altri. Profumo, Gelmini, Moratti e Berlinguer (da cui sono nate le riforme), hanno perseguito il medesimo piano pur appartenendo a schieramenti diversi.

Il pensiero unico che è in atto non solo in Italia ma anche in Francia, in Spagna e in altre nazioni europee, è un diktat imposto dai poteri forti che sullo smantellamento della scuola e della cultura fanno breccia per perpetuare il controllo sulle masse. Le riunioni di Bilderberg, della Commissione Trilaterale e via discorrendo hanno questa funzione, quella di coordinare politiche comuni tra gli Stati perseguendo un unico squallido obiettivo... Così questi sfoghi pubblici sono inutili perché rivolti all'unico soggetto che non ha interesse nel modificare i cambiamenti in atto. Pur nella piena legittimità di manifestare il proprio dissenso la modalità più concreta di resistenza passa attraverso la sensibilizzazione che gli insegnanti possono attuare verso le nuove generazioni. Solo un mutamento di coscienza può contrastare l'avanzata del pensiero unico, solo raccontando ai ragazzi l'inesistenza di un futuro si potrà sperare in un cambiamento delle cose.

Questo genocidio culturale ormai in atto (le scuole fatiscenti e i tagli alla cultura ne sono un chiaro segnale) è soprattutto nelle mani degli insegnanti e dipende da come (e se) riusciranno a scuotere i giovani, prima che il nichilismo ci abbia fagocitati nell'accettazione acritica di un modello sociale iniquo e autodistruttivo.

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