mercoledì 3 settembre 2014

Argentina 2013: le cascate di Iguazù


22-23 luglio 2013

Il mio viaggio in Argentina comprendeva un solo spostamento, la visita alle cascate di Iguazù al confine tra l'Argentina e il Brasile. Da Buenos Aires si possono raggiungere facilmente in aereo: un viaggio di un'oretta circa, mentre in autobus si impiega anche nove ore; ovviamente il secondo mezzo è quello più economico e molti argentini lo preferiscono non essendo possibile l'ulteriore opzione, quella del treno.
Sul versante argentino si atterra in un villaggio chiamato Puerto Iguazù. Una località piuttosto anonima che vive solo dell'enorme afflusso di turisti attratti dalle cascate. Il villaggio infatti è pieno di alberghi, qualche bar e ristoranti senza troppe pretese. Da qui il caos della capitale è decisamente lontano...
Per riuscire a visitare entrambe i versanti del parco che protegge l'area delle cascate ho considerato la sosta di una notte in un ostello a pochi euro, si trattava di dormire in una camerata comune e in un ambiente parecchio informale. Per quanto fossimo in inverno il clima a queste latitudini era diverso, meno freddo di Buenos Aires, ma non così caldo come mi aspettavo. D'altronde la latitudine delle cascate rientra in pieno nel clima sub-tropicale che alterna inverni miti ad estati calde e umide. In quella stagione il clima era parecchio favorevole, se non altro per non soffrire troppo le condizioni climatiche che nella stagione calda sono estreme. Pertanto l'aria fresca di Iguazù e il bel tempo rendevano le condizioni ambientali perfette.


Dalla stazione dei bus, arrivare al parco di Iguazù è semplice. Quando si giunge all'ingresso ci si accorge di trovarsi in un luogo organizzato, quasi fosse un luna park, con negozi di souvenir, escursioni, gite in barca e persino una visita notturna al chiaro di luna. Per arrivare dall'ingresso sino ai singoli percorsi di visita si usava un trenino elettrico che lasciava i turisti alle fermate apposite. Purtroppo la fermata più distante, quella che permetteva la visita della Gola del diavolo, era chiusa a causa dell'alto livello del fiume date le abbondanti piogge dei giorni scorsi.

La gola del diavolo
Il complesso immenso e spettacolare di cascate prende il nome dal fiume Iguazù. Il fiume ha una portata notevole, difatti risulta essere interamente navigabile se non vi fosse l'interruzione delle cascate che determinano un salto di circa 80 metri. Quando sono giunto sul posto, percorrendo le passerelle in ferro, un'emozione crescente si è impadronita di me. Dall'ombra dei fitti alberi che nascondevano la vista di ciò che oltre si stava aprendo, si percepiva un crescente rumore di acque impetuose che prefiguravano l'immane sensazione cui sarei andato incontro.



La passerella ad un certo punto si avvicinava al lembo di terra, lasciando vedere tra i rami della vegetazione le acque del fiume ma anche il biancore schiumoso delle cascate. Di fronte a me l'isola di San Martìn e sulla destra un muro di acqua che scendeva verticale, spezzato solo da rocce e verde che sporgeva oltre la colonna acquea. Non una o due, ma decine e decine di cascate si aprivano alla vista, tanto da togliere il fiato. Mi fermai un attimo, come a catturare tutte le sensazioni che quell'immenso panorama mi stava vomitando tutte assieme. La visione era così prepotente, emotiva e carica di significati che m'era venuto in mente il brano per violoncello di Giovanni Sollima, Sogno ad occhi aperti: la stessa carica emotiva che tante volte mi avevano concesso quelle note, quasi a volermi strappare dalla materialità umana e portarmi su, dentro un viaggio in me stesso... Tale associazione mi ha fatto scattare il desiderio di riascoltarlo, nel mentre della visita, associandolo alla visione che si frapponeva davanti. Ammetto che la musica amplificò quelle sensazioni e un pianto di gioia si era riversato; pensando a quell'immagine da paradiso in terra, alla bellezza insita nella Natura, alla forza primigenia degli elementi naturali come l'acqua in questo caso, ma anche all'incredibile fortuna di trovarmi in quel luogo... Ero testimone di una bellezza estrema, di una sensazione che raramente avevo vissuto con tale intensità. Il fatto stesso di viverla da solo mi sembrava limitante, avrei voluto condividere quegli istanti con qualcuno. Ma è anche vero che l'amplificazione delle sensazioni era possibile proprio in ragione della mia solitudine che solo quel rapporto intimo col luogo poteva incidere così tenacemente. C'era poi una seconda sensazione, questa volta più ideale, legata al pensiero d'essere in quel luogo, in un altro continente distante migliaia di chilometri dall'Italia. Questa considerazione era legata perlopiù alla sensazione di essere un privilegiato, in ragione del mio status civile ed economico: poiché potevo permettermi un'esperienza così forte in ragione della mia libertà economica. E proprio questo pensiero unito alle difficoltà diffuse di tanta gente in Italia, dei molteplici amici impossibilitati ad affrontare un viaggio simile, costituiva il privilegio di testimoniare e acquisire quelle sensazioni per un fine superiore. Non un mero svago quindi, ma l'opportunità di aumentare gli elementi a sostegno di un'idea e di una riflessione che dovrà sfociare in qualcosa di utile per la collettività. 
A sinistra il confine brasiliano del fiume Iguazù

In alcuni punti del percorso gli schizzi d'acqua trasportati dal vento rendevano fastidioso il transito e la protezione della macchina fotografica. Nell'intento di voler cogliere al massimo le prospettive e le inquadrature ho percorso tutti i sentieri che mostravano le cascate dall'alto con l'acqua prossima al salto (Bosetti, Dos Hermanos, Mbigua sino al San Martìn). Oppure da sotto in corrispondenza di una cascata dove era impossibile giungere sino alla fine della passerella vista la doccia di acqua cui si era soggetti. In ogni caso le prospettive riuscivano sempre a togliere il fiato proprio per la potenza esercitata da quella preponderante natura selvaggia.
Sono riuscito a completare tutti i percorsi sino a quando si approssimava l'orario di chiusura del parco. Nel tardo pomeriggio infatti sono tornato in paese e dopo una cena frugale sono andato in ostello per recuperare le forze.


Il giorno successivo avrei dovuto visitare la sponda brasiliana seguendo una rigorosa tabella di marcia. Al mattino presto, col primo bus ho attraversato il confine per giungere tra i primi all'apertura del parco. In questo versante la visita veniva agevolata dai bus che portavano i turisti nelle varie fermate. Dapprima sono giunto al capolinea, nel punto più distante dove l'Iguazù si getta nella Gola del diavolo, un arco di cascate spettacolare. Ma vicino la riva c’era anche il doppio saldo, quello Floriano e il Santa Maria
La portata del fiume è impressionante, complice anche la piena in corso. La prospettiva delle cascate sul versante brasiliano è differente, ma non certo meno spettacolare. La gola del diavolo è parzialmente visibile perché coperta dalle rocce, mentre sul lato argentino la si può osservare solo dall'alto (e forse la prospettiva è tra le più impressionanti). Ma ciò che alla fine costituiva la summa di quel luogo è stato un altro punto dove si abbracciava una visione ben più vasta dell'intero complesso, visione solo parziale dalla parte argentina. Da qui si vedeva frontalmente il saldo Rivadavia e i Moschettieri, mentre sulla sinistra in lontananza, confusa nella schiuma ancora una volta la gola del diavolo.

Le centinaia di cascate e cascatelle, gli arcobaleni e gli uccelli in volo, la schiuma e il colore dell'acqua sembravano trasmettere l'immagine ipotetica dell'eden biblico in cui vivevano i primi uomini. Quel luogo in particolare era tale quando i primi esploratori dell'America latina giunsero nella zona, scoprendo quella meraviglia estrema che desta sempre stupore. Proprio a ciò avevo pensato in quei frangenti, a come i popoli nativi vivevano mantenendo il contatto spirituale con la natura e ciò che gli europei esploratori avranno provato giungendo sin lì.
La passerella che porta davanti la gola del diavolo
Non ho avuto il tempo necessario per esplorare Foz do Iguazù, la città sul versante brasiliano dove era possibile vedere anche il confine triplo anche con il Paraguay, l’Argentina e il Brasile. Ho dovuto riprendere il bus e tornare nell'altro versante per giungere in tempo all'aeroporto dove avrei concluso la mia unica deviazione alla permanenza su Buenos Aires. Tuttavia posso senza dubbio affermare che le cascate di Iguazù, per bellezza e forza di suggestione valgono l'intero costo di un viaggio intercontinentale. Una meraviglia difficilmente comparabile.

2 commenti:

  1. Grazie Davide Mauro per aver regalato anche a noi, che non avremo mai l opportunità di vederle,così tante bellissime emozioni

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  2. Felice di sapere che ti sia piaciuta la lettura...

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