L'idea di un viaggio in Giappone risale al 2011. Allora la proposta era nata da un mio amico (Diego) che vive da qualche anno a Francoforte, lì conobbe una ragazza giapponese che poi divenne la sua fidanzata; questa conoscenza in un modo o nell'altro cambiò molto il suo stile di vita e le sue conoscenze. Conobbe anche le amiche giapponesi e nel tempo la cultura del paese divenne un qualcosa di familiare: dai primi approcci con la lettura degli ideogrammi sino al cibo. Per questa ragione due anni fa assieme ad un suo amico tedesco organizzammo scrupolosamente un viaggio in Giappone, cui successivamente si unì anche un'altra persona. Ma cinque giorni prima della partenza ricevemmo la tragica notizia del terremoto prima e dello tsunami poi, con le ben note conseguenze sulla centrale nucleare di Fukushima; per questa ovvia ragione il "sogno" del Giappone sfumò rovinosamente.
Questa volta le circostanze per partire sono state favorite da una novità essenziale, quella di un matrimonio a Nagoya. Chi si sposava era un’amica di Diego che dopo aver celebrato le nozze in Europa con un ragazzo tedesco, decideva di sposarsi nel suo paese con rito tradizionale chiamando in causa tutti gli amici più stretti.
Il 7 aprile era la data del matrimonio e Diego non voleva sottrarsi alla possibilità di partecipare affrontando un viaggio di due settimane per il Giappone. Pertanto un giorno mi comunicò via skype che stava per prenotare il viaggio: «Sai, vado in Giappone per un matrimonio. Vuoi unirti pure tu?» La mia risposta fu quasi istantanea, anche perché non aspettavo altro ormai da due anni!
Da Francoforte assieme a Diego partiva anche Thomas, l’altro amico tedesco che due anni prima faceva parte del gruppo di viaggio e che ora finalmente avevo modo di conoscere davvero.
Una foto di gruppo durante il matrimonio a Nagoya: io a destra, al centro Diego e a sinistra Thomas. In basso due ragazze in kimono. |
Il viaggio era previsto dal 29 marzo al 14 aprile 2013 con arrivo a Tokyo. In questo caso i miei preparativi “psicologici” furono straordinariamente blandi rispetto due anni fa. Allora avevo sentito molto di più il peso del viaggio, per questa ragione avevo letto tutta la guida, avevo scaricato dei film giapponesi e diversi documentari: il tutto per sentirmi pronto a comprendere le grandi differenze di questo paese rispetto alla nostra cultura. Questa volta invece mi sentii molto più rilassato perché a distanza di due anni avevo affrontato dei viaggi da solo, ma soprattutto perché l’intero viaggio era in compagnia, mentre due anni fa arrivavo a Tokyo alcune ore dopo il gruppo e avrei dovuto affrontare da solo le prime difficoltà riguardanti lo spostamento sino all’albergo. In questo caso invece il viaggio si sarebbe svolto nel migliore dei modi, ero con Diego che possiede un’ottima capacità di organizzazione, ma soprattutto c’era Thomas che viaggiava per il Giappone per la quarta volta. Inoltre egli conosceva un po’ di giapponese e la sua preziosa presenza ci avrebbe permesso di capire al volo ciò che difficilmente avremmo compreso. Una delle difficoltà del Giappone infatti è quella della comunicazione. Non è facile trovare dei giapponesi in grado di parlare l’inglese e questa incomunicabilità complica un po’ tutto. Tuttavia le condizioni di viaggio mostravano un ulteriore elemento di relax. Subito dopo il matrimonio, la coppia sposata aveva organizzato un tour del Giappone con gli invitati, pertanto qualsiasi problema era demandato a loro qualora ne avessimo avuti.
Il lettore sicuramente si porrà una domanda legittima, ma io in tutto ciò cosa c’entro? Ovviamente nulla perché non conoscevo nessuno tra gli invitati (eccetto Diego) e nemmeno i due sposi. Avevo solamente avuto il benestare sul fatto che potevo assistere alla cerimonia cui tenevo molto…
Tutte le tappe del viaggio
Nelle settimane che precedettero la partenza pensai di organizzare una qualche forma di compartecipazione al mio viaggio tramite internet. Immaginai una condivisione dei miei pensieri e delle esperienze tramite il mio account Twitter, un metodo immediato e diretto. Così agganciai alla mia pagina Facebook i miei twitt e poco prima di partire annunciai ai miei amici la “diretta” dal Giappone. Non contento diffusi l’evento anche su Elapsus, provando a destare una certa curiosità tra gli internauti. Nella vita reale invece, ad amici e colleghi diffusi la voce del meraviglioso viaggio che stavo per affrontare. La battuta più ricorrente era ovviamente quella sui pericoli della radioattività oppure sul rischio tsunami. Ma per fortuna nulla di tutto ciò è accaduto, per questo posso dire che sin dal giorno della mia partenza tutto è andato alla perfezione.
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