6 Febbraio 2012
Da quando è crollato il muro delle vecchie ideologie la nostra esistenza è stata condotta verso un processo di contrazione dei diritti. Dopo decenni di lotte sindacali e rivendicazioni in salsa sessantottina la qualità di vita e la coscienza civica di ogni italiano era effettivamente aumentata, oggi invece il processo si è barbaramente invertito. I valori di ieri mutano nella centrifuga delle parole svuotando di fatto tutte le certezze acquisite. Spuntano così le guerre preventive o quelle umanitarie, il ritorno della censura per evitare il terrorismo, per non parlare dell’artefatto dialettico di Monti: «Che noia il posto fisso!»
Da quando è crollato il muro delle vecchie ideologie la nostra esistenza è stata condotta verso un processo di contrazione dei diritti. Dopo decenni di lotte sindacali e rivendicazioni in salsa sessantottina la qualità di vita e la coscienza civica di ogni italiano era effettivamente aumentata, oggi invece il processo si è barbaramente invertito. I valori di ieri mutano nella centrifuga delle parole svuotando di fatto tutte le certezze acquisite. Spuntano così le guerre preventive o quelle umanitarie, il ritorno della censura per evitare il terrorismo, per non parlare dell’artefatto dialettico di Monti: «Che noia il posto fisso!»
Uno dietro l’altro i tasselli di una società espansasi nella concessione di certi riequilibri tra forte e debole, vengono erosi senza ritegno. Un’erosione strisciante e subdola che accelera un processo antivaloriale atto a demolire le basi stesse della società.
Il dibattito unico sul presunto valore del modello americano, fatto di deregulation sociale, aggressività, individualismo, stress e frustrazioni sempre più diffuse è un modello insano di prospettive future. In questa ricetta (alquanto discutibile) che calpesta il più debole e preserva il più forte, che allontana l’essenza democratica e crocifigge l’ambiente ai dictat dello sviluppo, non c’è spazio per la diversità di vedute. Così il pensiero critico è subito bollato come antitaliano, passatista e volgare, puntando subito al muro della vergogna il diritto di replica.
In questo clima da esclusione è sempre più necessario costruire un’individualità critica che possa dare un apporto importante allo sfaldamento della contemporaneità. Senza il punto di vista di un precario, di un pensionato, di un piccolo imprenditore, di uno scienziato o di un filosofo, il mondo continuerà a volgere verso binari errati, privi di quella correzione di rotta che solo la frustrazione e la viva sofferenza possono cambiare
In ogni epoca figure illuminanti hanno permesso l’avanzamento dei diritti di un popolo, di una minoranza o di una categoria sociale. Ma queste figure, oggi spente, disadattate e incapaci di esprimere al meglio le proprie idee, necessitano di una nuova carica emotiva.
Battersi per un’idea giusta è il fondamento di ogni uomo, è il criterio con cui le società migliorano e avanzano. Così individualmente, quando assistiamo ad un sopruso, ad una soperchieria del potere, dobbiamo tenere a mente la bellezza e l’importanza del nostro gesto critico. Maturare un senso della vita elevato, condividere un pensiero positivo non deve farci sentire "diversi", ma migliori, giusti, importanti... La sofferenza del presente potrebbe essere la felicità del futuro, di noi stessi o dei nostri figli. Ecco perché non accettando l’attuale paradigma della contemporaneità, la vera essenza che scalda ogni animo sono le idee giuste, quelle idee che nella bellezza dell’altruismo potrebbero salvare il mondo.
http://www.linkiesta.it/blogs/appunti-e-disappunti/elogio-della-contestazione-la-critica-come-strumento-migliorare-la-nostra
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