venerdì 18 maggio 2012

Ennio Flaiano

Niente di più triste di un artista che dice: «Noi pittori» oppure: «Noi scrittori»; e sente la sua mediocrità protetta e confortata da tutte le altre mediocrità, che fanno numero, società, sindacato.

Dio ci ama (ne abbiamo continue prove); vuole però essere contraccambiato. Io, se mi decidessi ad amarlo, lo amerei senza chiedergli nulla. Il mio difetto è la generosità, il disinteresse.

...e le insegne. Niente mi ha dato più gioia, se si eccettua il Prado, di un cartello trovato in un locale notturno: En caso de incendio, no alamarse. O l'insegna di un'ostetrica: Encarnación Gutiérrez, profesora en parto. O l'insegna scritta sul muro bianco di una caserma: Se prohibe terminantemente hacer agua. O il cartello di un veterinario: Consulta para aves, monos, gatos y perros. O la semplicità sintattica dei cartelli sulle case in vendita: Se vende esta casa. O l'avviso che gli autobus portano dietro: Atención, frenos potentes! O un negozio di piume: Plumeros para militares y confederaciones. O la traduzione delle opere di Marcel Proust, nella vetrina di un libraio: En busca del tiempo perdido. Come tutto è solenne, semplice, ammonitore! La lingua spagnola è baritonale, piena, esce dal cuore, si finisce per amarla. E come dimenticare il disperato richiamo della venditrice di tabacco, la notte davanti al cinema? - un richiamo gettato a brevi intervalli come un grido insostenibile di dolore: Hay tabaco! - Da tutto questo io deduco che sono un pessimo viaggiatore: di ogni nuova città mi resta solo un ricordo futile e straziante.

Una ragazza si butta dal quarto piano; lascia pulita e in ordine la cucina: è pagata per questo. Una signora, prima di gettarsi nella tromba dell'ascensore, si toglie le scarpe nuove e le lascia sul pianerottolo: perché sciuparle? Un'altra signora si spara nella vasca da bagno: inutile sporcare i pavimenti. Un soldato si uccide, gli trovano in tasca un biglietto: «Signor Capitano, mi uccido e non so il perché scusi il disturbo.» Ciò che commuove di queste uscite èla delicatezza dei protagonisti, che sfiora il ridicolo, nella presunzione di evitare un piccolo fastidio a quelli che restano. Insomma: sono i migliori, che se ne vanno.

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