lunedì 31 ottobre 2011

La semi-civilizzazione di Siracusa

Se facciamo un balzo indietro nel passato prossimo della nostra città, ci verranno in mente moltissimi episodi occorsi e tantissime cose, che oggi rispetto a ieri, sono cambiate. Volendo tralasciare ciò che si perpetua senza fine, il cui elenco sarebbe davvero lungo, mi piacerebbe soffermarmi su ciò che inevitabilmente ha semi-civilizzato il cittadino medio di Siracusa. Vi sembrerà forte la parola “civilizzare”, ma credo che essa sia la più appropriata, quella che va a legarsi al concetto di senso civico e alla coscienza comunitaria. Che l'anarchia e l'assenza di vere regole abbia segnato il carattere dei siracusani negli anni è risaputo, tuttavia qualcosa è davvero mutato…
In passato si era abituati ad andare in Ortigia in auto, nel senso che si entrava e si parcheggiava sino a piazza Duomo in auto. Oggi con la pedonalizzazione del centro storico ci siamo abituati, a forza di cose, a parcheggiare da qualche parte e ad arrivare a piedi sul posto; è stato doloroso e scocciante, ma alla fine ci siamo abituati e oggi la cosa rientra nella normalità.

Come tutti gli adolescenti anche io avevo un motorino, e come tutti mi sentivo a disagio utilizzando il casco: perché era più figo fare così. Questa idea idiota era talmente radicata che non bastavano i sequestri temporanei del mezzo per togliercela dalla testa: era così punto e basta! Ma giunto al secondo sequestro anche le mie resistenze e il senso della vergogna cedeva, per questa ragione cominciai a mettermi il casco: per evitare altri sequestri non perché mi fossi convinto che fosse giusto. Solo l'età “matura” mi ha tolto ogni dubbio: il casco serve, eccome! Ma da allora ad oggi è cambiata una cosa importante in città, è finita l'epoca dei bulletti con la marmitta truccata e senza casco. I minorenni di oggi sono sempre rincoglioniti dal trasbordare dell’effimero ma il casco lo mettono, forse perché i controlli sono stringenti e la mentalità è diventata diversa, ma lo mettono. Stessa cosa per la cintura di sicurezza, anche se meno diffusa dell'abitudine del casco è più presente anche in città.

Fino a qualche anno a si costruivano ville abusive, si chiudevano verande e si tagliavano pilastri con nonchalance. Ma da quando alcune ville sono state realmente demolite o sono stati bloccati i lavori ed è partita una denuncia per abusivismo, il fenomeno è parecchio diminuito. Oggi si rischia tranquillamente che un vicino chiami i Vigili Urbani per denunciare l’abusivismo. Così si evitae si rientra nelle regole “civili”.
Ma anche il gusto estetico delle case si è civilizzato. In Ortigia è partito l'effetto-gara per mantenere al meglio la facciata della propria casa, magari aggiungendo delle piante ornamentali oppure sostituendo infissi e ristrutturando le facciate. Per non parlare dell'effetto traino delle ristrutturazioni di locali, bar e pub sempre più "infighettati" da uno stile minimal proprio come avviene nelle grandi città.

Negli ultimi anni il contatto con le altre realtà, la possibilità individuale di viaggiare e confrontarsi ha smosso le coscienze. Molti ragazzi grazie all’università, al lavoro fuori sede e al turismo, hanno compreso quanto siamo imperfetti, quanto siamo incivili. E in questo processo di progressiva apertura qualcosa muta realmente, anche se restano ampie sacche di “barbarie” e ignoranza cronica. Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, potremmo dire che la città ha fatto un grande balzo in avanti. Essa è passata da una città totalmente provinciale, come avveniva già vent’anni addietro, ad un qualche livello di consapevolezza.
Stupisce riscontrare quanto sia mutata la sensibilità delle persone verso il territorio. Se si pensa al successo delle manifestazioni del movimento SOS Siracusa in difesa della Pillirina, un enorme opera di consapevolezza è arrivata! Ma anche alla partecipazione crescente verso le associazioni ambientaliste e culturali…

Ovviamente la nostra città resta un “paese per vecchi” una realtà priva di tante forme di svago culturale e non, che appunto costituiscono il tessuto della civiltà all’interno di una comunità. I problemi sono tanti, indubbiamente, e proprio la scarsa consapevolezza e il senso civico sempre egoisticamente ininfluente, costituiscono lo scoglio più grande per dare un senso di svolta. Ma la realtà è questa, a volte squallida, a volte parassitaria e incivile, ma è pur sempre un processo umano che muta – se lo si vuole – attraverso la consapevolezza individuale di ognuno di noi.

domenica 30 ottobre 2011

Joe Schittino


Avevo sentito parlare di Joe tre lustri addietro, tramite i racconti di amici e le memorabili apparizioni in TV; sicché quando lo conobbi scoprii le qualità affabili di ironico conversatore e fine letterato, qualità apparentemente celate dietro una cortina austera di timido enfant prodige: «Ai tempi del Costanzo mi chiamavano erroneamente Schettino, e oggi che nessuno inciampa più sulla vocale considero le due persone del tutto diverse...» Di questi ricordi ormai lontani, Joe mostra un presente assai diverso: quello d’un compositore e d’un musicista dalle idee piuttosto chiare. Egli ama parlare molto di sé, delle sue composizioni in giro per l’Europa e dei crescenti successi personali. Nel 2006 grazie all’incontro con Mario Filetti nasce la “Glogassonic Band”, una formazione strumentale e vocale fondata per eseguire le sue opere: in breve tempo il numero dei suoi componenti cresce, trasformando la Band in una piccola orchestra, la “Glogassonic Chamber Orchestra”. Gli chiedo subito il perché di questo nome: «…perché la Glogassonic è l’unica orchestra regolare dello Stato della Glogassònia, una nazione (immaginaria) di cui io ne sono ambasciatore.» La sua musica infatti è conosciuta soprattutto all’estero e quasi ignorata in Italia (eccetto in Glogassònia ovviamente) dove si considera con troppe riserve la musica contemporanea. Tuttavia il gruppo ha già suonato al “Bellini” di Catania e all’Ibsenear Festival di Siracusa, per non parlare degli indimenticabili concerti in a Cipro. Inoltre grazie alla collaborazione con Klaus Rohleder, uno dei più rappresentativi drammaturghi contemporanei tedeschi, ha composto (su libretto di Rohleder) l'opera La Neuberin diffusa in Germania grazie ad una serie di concerti dedicati: «Il pubblico sembra essersi abituato alle follie musicali del novecento e alle composizioni dissonanti prive d’emozione. Per questa ragione la gente non segue più la musica di un certo livello, perché essa è troppo distante dal cuore delle persone. Con le mie composizioni invece cerco di avvicinare il pubblico, superando gli schemi rigidi della musica classica e le sperimentazioni dell’avanguardia accademica…»

La sua musica è un gioco teatrale ora ironico ora paradossale, trasmesso con un linguaggio di ampia accessibilità in grado di stupire qualsiasi uditore. Si prenda ad esempio il Minuetto della Tosse, pezzo “cult” della band eseguito a Catania dal Delta Saxophone Quartet ed a Londra presso la Kingston University: chiamato così perché ad un certo punto i musicisti cominciano a tossire nervosamente. Questa “trovata” infatti unisce la sperimentazione musicale al concetto liberatorio della tosse, solitamente considerato come un elemento di mero disturbo. Oppure l’ipotesi tuttora irrealizzata di far suonare una sua opera da tre anziane donne completamente nude: un richiamo dadaista che tuttavia riflette l’eccentrica personalità di Joe, sempre protesa agli ossimori dell’esistenza: ironia e tragedia, classicismo e modernismo, seriosità e provocazione; aspetti duali di una persona che non finirà di stupire il crescente pubblico che avrà il privilegio di assistere ad un suo concerto.


giovedì 27 ottobre 2011

I cinesi


L’antica astronomia cinese è famosa soprattutto per le assidue osservazioni astronomiche condotte sin dal 2000 a.C: esiste ad esempio la registrazione di una eclissi di sole risalente al 1217 a.C! I cinesi osservarono e documentarono fenomeni come: passaggi di comete, macchie solari e persino l’esplosione della “supernova del Granchio” del 1054; questo fenomeno divenne particolarmente evidente per 23 giorni, quando apparve una stella luminosissima visibile anche di giorno. Nel trattato astronomico cinese Sung-shib, cioè “Storia della dinastia Sung” si legge infatti: «Una stella ospite è apparsa a sud-est di Tien-kuan [la stella zeta Tauri nella costellazione del Toro]. Dopo più di un anno è scomparsa a poco a poco.» Rispetto ai popoli europei i cinesi documentarono tutti gli eventi astronomici osservabili mantenendo un certo rigore descrittivo, per questa ragione grazie agli antichi testi è possibile oggi avere un buon riscontro in merito ad eventi poco documentati presso altre culture.


Crearono un calendario lunisolare di 360 giorni cui venivano aggiunti 5 giorni epagomeni*. Il primo giorno dell’anno cinese veniva identificato col solstizio d’inverno, quando le ombre proiettate dagli gnomoni al mezzogiorno raggiungevano la massima lunghezza.
Nella cosmologia cinese l’Universo aveva la forma di un carro, con la Terra come sfondo e il cielo come baldacchino. La Terra a sua volta era circondata da quattro mari che la separavano da una terra abitata dalle divinità. La volta celeste era sostenuta da otto pilastri altissimi che affondavano le loro basi ai confini del mondo. Secondo la tradizione a causa di un’antica catastrofe uno dei pilastri s’era rotto inclinando il cielo verso il pilastro più basso, in questo modo le stelle non essendo più in posizione di equilibrio cominciarono a ruotare.


*Giorni epagomeni: giorni di calendario che si aggiungono in determinati anni.

martedì 11 ottobre 2011

Testa di fanciulla (La scapiliata) – Leonardo da Vinci



3/5/2000
Nell’attostesso del “non finito”, aggraziate ombre assurgono all’armonia del volto comesue labbra in delicati sorrisi e sguardi del perduto pensiero, alle pieghedesunte di capelli incolori…

sabato 8 ottobre 2011

Il piacere di vivere nell'anarchia

Uno degli aspetti divertenti della nostra città è senza dubbio il forte senso di anarchia cui ogni concittadino è intriso. L'esempio più evidente lo si appura nel comportamento individuale per le strade: parcheggi in doppia o tripla fila, in divieto di sosta o di fermata, mancato rispetto del semaforo, delle strisce pedonali e così via... In fondo questa "anarchia" ci permette di parcheggiare davanti ad un negozio senza cercare un posto: pazienza poi se qualcuno suonerà incessantemente perché non può passare con l'auto, l'importante è aver fatto ciò di cui avevamo bisogno! Quale soddisfazione poi arrivare in Ortigia in moto violando un senso vietato o beffando l'isola pedonale sol perché abbiamo preso una via secondaria? E poi, quanto è facile abbandonare la spazzatura per strada perché il cassonetto è lontano, o gettare una sigaretta perché il prossimo cestino - vai a trovarlo - ci costa una fatica che non vale la pena fare...
Ma volte in maniera inattesa giunge la sorpresa. Laddove per anni prendi un autobus urbano senza biglietto ti spunta il controllore che ti fa la multa, oppure la polizia ti ferma perché senza la cintura o i Vigili Urbani perché in divieto di sosta e via discorrendo... In quei casi ti senti defraudato di qualcosa, del diritto d'essere te stesso e di fare come hai sempre fatto e come, soprattutto, fanno tutti. Così scatta la scusa, il minimizzare i fatti, lo scaricare le colpe alla rigidità del poliziotto, alla deficenza del sindaco o al vittimismo da pezzenti.
Nell'anarchia siamo cresciuti pensando che potesse portare giovamento ai nostri ritmi di vita e quando ci hanno imposto di parcheggiare correttamente per andare in Ortigia, ci siamo lamentati perché scomodo. Ma perché è scomodo mantenersi nelle regole? Perché è scomodo gettare la spazzatura in orario anziché fuori rischiando la multa? Perché le regole se rispettate sono realmente scomode, perché chi ci amministra ci rende la vita più difficile nella legalità che nell'illegalità. Per questa ragione se parcheggi in Ortigia correttamente e sei costretto a fare molta strada a piedi, ti lamenti, perché dovrebbero esserci gli autobus gratuiti. Se vuoi gettare rifiuti incombranti, anziché attendere la notte quando nessuno ti vede, dovrebbe esserci un servizio gratuito di raccolta, che non esiste. Oppure dovremmo ottenere degli sconti sull'immondizia riciclata e non farci prendere in giro dai cassonetti della plastica vetro e carta puntualmente riuniti a fine giro. O magari dovremmo trovare un autobus che funziona al posto dell'auto, un parcheggio anche a corso Gelone invece di girare due ore...
In fondo l'anarchia di cui siamo intrisi è quel senso di sopravvivenza che adottiamo per reagire all'incapacità amministrativa di pezzenti che gestiscono indisturbati il patrimonio comune.

Concludo citando un episodio letto in questi giorni su La Sicilia che riguarda un lampione in via Sardegna girato dal lato della strada a quello di un cortile privato. Il cortile è di proprietà di un consigliere comunale che attaccato da un altro consigliere ha reagito: "questa è diffamazione!". A Siracusa può accadere anche questo che una strada pubblica venga lasciata al buio per il capriccio di un consigliere in conflitto di interessi e di dignità.